La performance coinvolge 21 partecipanti volontari e disposti a "fidarsi" di Marina Abramovic nella ricerca della
loro energia mentale. Il primo controsenso, che potrebbe portare a dubitare che si tratti di Body Art, è l'obbligo
di indossare un camice bianco uguale per tutti. Questa azione porta all'eliminazione dell'identità della singola
persona, la quale copre i suoi vestiti (mezzo di comunicazione della società contemporanea). Il camice permette di
trasformare tutti in automi uguali e senza la possibilità di essere riconsociuti, in questo modo inizia un processo
di finzione inconscio.
Tutti i partecipanti si ritrovano sullo stesso livello, le differenze sociali e culturali svaniscono, e l'unica
forma di autorità è rappresentata dalle assistenti capo gruppo, le quali non indossano le cuffie e di fatto si
differenziano dal gruppo. Già dall'inizio dell'esperienza, le assitenti si posizionano di fronte ai partecipanti,
obbligati a sedere su delle sedie, e danno loro le indicazioni, li indirizzano.
La meditazione inizia con i primi esercizi di respirazione che portano il partecipante a estraniarsi da chi ha
intorno per raggiungere uno stato di concentrazione interiore. I partecipanti vengono accompagnati dai rispettivi
capo gruppo verso gli strumenti da utilizzare, tutti dotati di pietre o magneti per veicolare l'energia interiore.
La performance si compone di tre momenti di mezz'ora circa, difficile da determinare il tempo esatto, durante i
quali i partecipanti sono invitati a ricerca uno stato di meditazione interiore dimenticando chi hanno intorno. La
respirazione è la chiave dell'esperienza, che porta i partecipanti a raggiungere uno stato di trance data da una
sorta di autoipnosi involontaria. L'energia interiore viene accumulata dalle pietre e dai magneti, essa si accumula
nelle parti del corpo maggiormente sensibili.
L'esperienza vissuta dai partecipanti può essere osservata da vicino, e con dei bincoli ad alta definizione, dal
pubblico passivo che ammira la mostra. La Abramovic consente di provare l'esperienza hai volontari e di poterla
comunicare agli spettatori, dotati di tutti gli strumenti necessari per vivere un momento difficile da comprendere
esternamente.
La performance sicuramente lascia un'esperienza profonda e preniante per chi partecipa, rendendo difficile il
racconto delle sensazioni e dell'energia accumulata. Stati di trance si susseguono a momenti di agitazione e di
calma, il tutto veicolato da strumento che danno l'idea di sospensione, anche quando si hanno i piedi saldi a terra.
Il corpo comunica con movimenti impercettibili e involontari quanto la mente sta vivendo nel profondo, il pubblico e
le assistenti sono in grado di osservare, ma non sempre di capire quanto si prova realmente. Lo scopo di Marina
Abramovic è stato raggiunto pienamente, anche considerando le lacrime e i pensieri raccolti al termine
dell'esperienza.
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